Fronte Verde Sicilia: «bruciare i rifiuti è un’azione dannosa per l’uomo e per l’ambiente»
AGRIGENTO 29.01.2024 – «Chi brucia i rifiuti soprattutto la plastica commette un atto irresponsabile verso tutta la comunità, un reato previsto dal codice penale dal carattere sia istantaneo che permanente» dichiara Alberto Crapanzano dirigente nazionale “Fronte Verde” che continua il suo intervento «Ormai anche i bambini lo sanno che bruciare rifiuti all’aperto è vietato innanzi tutto a causa dei gas di combustione velenosi che si sviluppano con questa modalità di smaltimento. A seconda della tipologia dei rifiuti e delle condizioni in cui vengono bruciati, tra i gas di combustione si riscontrano, oltre a monossido di carbonio, ossidi di azoto e anidrite solforosa, sostanze estremamente pericolose come acido cloridrico gassoso, formaldeide, metalli pesanti nonché diossine e furani. Le sostanze chimiche sprigionate nell’aria durante la combustione della plastica producono effetti devastanti e letali per l’uomo, gli animali e l’ambiente. Tale sistema di smaltimento illecito dei rifiuti può provocare tanti disturbi all’organismo umano tra cui danni allo sviluppo fetale, alle donne in gravidanza, alterazioni del sistema immunitario sia in senso immunodepressivo che ipersensibilizzante, disturbi alla produzione, rilascio, trasporto, legame, metabolizzazione, azione o eliminazione di ormoni naturali del corpo, responsabili dell’equilibrio biochimico dinamico interno del nostro organismo e della regolazione dei processi riproduttivi e di sviluppo. Altri danni possono essere provocati sul sistema cardiovascolare, sul tratto gastrointestinale, sul fegato, sul sistema nervoso e sul sistema endocrino. E questi sono solo alcuni effetti letali che può causare, non tutti. Giuridicamente chi brucia i rifiuti e la plastica, con conseguente emissioni di fumi maleodoranti e fastidiosi che turbano la tranquillità del vicinato e chi mina la pubblica incolumità, è perseguibile dall’art. 674 c.p. (getto pericoloso di cose) e dall’art. 452 bis del codice penale. Inoltre allo scopo di porre un argine al drammatico fenomeno dei roghi di rifiuti, e di preservare la sicurezza delle produzioni agricole, il Testo Unico dell’ambiente ha introdotto l’art. 256 bis, che disciplina i delitti di combustione illecita di rifiuti e ai sensi del quale è punito con la reclusione chiunque appicchi il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata o appicchi il fuoco a rifiuti pericolosi. Nel primo caso la pena prevista è della reclusione da due a cinque anni; nel secondo, invece, da tre a sei anni. Dunque se un soggetto brucia rifiuti di plastica abbandonati o depositati in maniera incontrollata deve essere denunciato affinché comprenda che il suo comportamento è illecito, grave e nocivo per l’uomo e l’ambiente. Liberarsi della plastica e dei rifiuti bruciandoli è purtroppo una pratica molto diffusa in tutta Italia troppo spesso dalla cronaca vengono riportate notizie di roghi appiccati da privati nelle proprie campagne, in aree pubbliche o addirittura nei depositi di rifiuti, un problema che genera altri problemi come ad esempio il complesso tema dello smaltimento dei rifiuti carbonizzati, divenuti speciali e quindi altamente inquinanti». Alberto Crapanzano conclude il suo intervento lanciando un appello di sensibilizzazione ai liberi cittadini: «Quando si avverte un forte odore di plastica di rifiuti bruciati ovunque voi siate occorre inviare subito la segnalazione al Sindaco, agli Uffici competenti e al 115 Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nei casi in cui si trovino in presenza di una persona che incendia plastica e rifiuti. Solo insieme si può costruire una società consapevole, responsabile e rispettosa dell’ambiente».